20 anni per assicurare l’assassino alla giustizia, 10 di detenzione e infine la libertà: storia del delitto dell’Olgiata, dalla morte della contessa alla scarcerazione del killer.
Delitto dell’Olgiata è la definizione con cui la cronaca ha consegnato alla storia la morte della contessa Alberica Filo della Torre, uccisa il 10 luglio 1991 a pochi passi dal suo 10° anniversario di matrimonio. A chiedere giustizia per anni la sua famiglia, in testa il marito, Pietro Mattei, e il figlio Manfredi. Nel 2021, dopo un’odissea durata anni prima di arrivare a una verità processuale, la scarcerazione dell’assassino reo confesso, Manuel Winston Reyes, ex maggiordomo filippino nella villa romana teatro dell’omicidio.
Delitto dell’Olgiata: la storia
La storia tragica della contessa Alberica Filo della Torre è una delle pagine più dure della cronaca nera e giudiziaria della Capitale, vittima di quello che sarà ribattezzato “delitto dell’Olgiata” e per circa 20 anni senza giustizia. Tanto, infatti, è stato il tempo intercorso tra l’omicidio – avvenuto il 10 luglio 1991 – e l’arresto dell’uomo poi ritenuto responsabile
Il killer si è introdotto nella camera da letto della contessa e l’ha uccisa, strangolata e colpita con uno zoccolo alla testa. Alberica Filo della Torre è morta all’età di 42 anni proprio nel giorno in cui avrebbe dovuto festeggiare 10 anni di matrimonio con Pietro Mattei, noto costruttore romano, nel cuore della loro villa incastonata nel verde dell’Olgiata, zona residenziale a nord di Roma.
Delitto dell’Olgiata: la morte di Alberica Filo della Torre
Il cadavere di Alberica Filo della Torre è stato scoperto la mattina del 10 luglio 1991 da una domestica, presenti in casa i due figli Manfredi e Domitilla, allora ancora piccoli, e alcuni operai intenti ad allestire la festa per l’anniversario di nozze prevista per la serata. Il marito della contessa, Pietro Mattei, era assente per lavoro. Nel corso delle indagini, varie piste si sarebbero affacciate nello spettro investigativo, e persino il coniuge della vittima è finito sotto il fuoco dell’inchiesta. L’indagine del pm Cesare Martellino si sarebbe poi concentrata su un vicino di casa fallendo nuovamente: Roberto Iacono. La sua posizione è stata archiviata dopo l’analisi del Dna su alcune macchie di sangue rilevate su un pantalone.
Tra le piste e le fantasie intorno al caso, si è parlato anche di un presunto intreccio della vittima con i servizi segreti e non sarebbero mancati i mitomani. Errori e ritardi, denunciati dalla famiglia, avrebbero avuto come esito 20 anni di mistero e tesi sbagliate, fino alla archiviazione – datata 2005 – della prima inchiesta.
Delitto dell’Olgiata: Manuel Winston Reyes libero dopo 10 anni di reclusione
L’assassino dell’Olgiata è rimasto senza un volto per 20 anni. Nel 2007, la tenacia di Pietro Mattei avrebbe dato impulso alla svolta. Il marito della contessa è riuscito a far riaprire il caso dopo due istanze di archiviazione dei pm, con una richiesta presentata dal suo avvocato, Giuseppe Marazzita, al fine di ottenere un riesame dei reperti con le nuove tecnologie. Questo avrebbe segnato la strada e permesso di inchiodare il killer.
5 anni più tardi, il 29 marzo 2011, Manuel Winston Reyes, ex maggiordomo di casa Mattei all’epoca da poco licenziato e scagionato nell’immediatezza del fatto, è stato arrestato ed è passato in testa alle cronache perché reo confesso dell’omicidio di Alberica Filo della Torre. L’ex domestico è stato condannato il 14 novembre successivo a 16 anni di reclusione con rito abbreviato, prescritto il reato di rapina, sentenza di primo grado confermata nel 2012. La procura aveva chiesto l’ergastolo. Fondamentale una traccia del suo Dna sul lenzuolo che era stato usato per strangolare la contessa. L’11 ottobre 2021, dopo 10 anni di reclusione, Winston Reyes è stato scarcerato. Libero per una serie di sconti che ne hanno ridotto la pena.
“Se mi dovesse capitare di incontrare Manuel Winston Reyes, l’assassino di mia madre, gli farei i complimenti per avere preso per i fondelli tutti. Per essere riuscito a vivere da uomo libero per oltre 20 anni, per essersi fatto una famiglia e avere dato il nome di mia madre a sua figlia“. Così Manfredi Mattei, figlio di Alberica Filo della Torre, ha commentato scarcerazione definendola, riporta Ansa, “una cosa indegna”.